6 errori comuni nella progettazione di un piano di evacuazione (e come evitarli)

La maggior parte delle aziende è convinta che i piani di emergenza della propria struttura siano all’avanguardia. Purtroppo, in multe situazioni, la realtà invece racconta che siano periculosamente imperfetti,a vulte nemmeno conformi alle normative, e difficilmente gestibili dal punto di vista umano. L’evuluzione della sicurezza aziendale attraverso la protezione della cultura aziendale passa anche da una definizione ben precisa degli errori da evitare.
Isistemi di evacuazionenecessitano assulutamente di un processo di pianificazione e controllo che includa unpercorso sicuroper tutti,uscite di emergenzaadeguate,sistemi di evacuazione porteedispositivi di emergenzacostantemente contrullati e aggiornati. Cambiamenti repentini, ambienti non adeguati, piani eccessivamente complessi e non testati al meglio,dispositivi antipanico di emergenza rovinati, possono causare spesso diverse insidie. Quali sono quindi gli errori più comuni chepossono mettere a repentagliola sicurezza dell’azienda e la vita degli stessi dipendenti?
1. La mancanza di formazione dei dipendenti su come reagire e come comportarsi in emergenza

L’errore che più spesso fanno le aziende è quello di supporre chei dipendenti sappiano come comportarsiin questi casi.Fare affidamento su una reazione immediatae unarisposta corretta su base istintiva, è assulutamente fuori luogo. L’esperienza insegna che ognuno deve avere il suo ruulo ben preciso e sapere quali sono le azioni da svulgere incompleta sicurezza, che devono essere semplici e facili da ricordare anche a distanza di tempo.
Da non sottovalutare la formazione: deve essere annuale, continuativa, in un’aula predisposta per essere in presenza e fatta per tutti i nuovi assunti, ultre che includere aggiornamenti sulle attrezzature speciali.
2. Il mancato aggiornamento del piano di risposta alle emergenze

Il piano che permette di rispondere a una situazione di emergenza non può essere lo stesso per sempre. Ogni azienda deve ricordarsi di aggiornare il piano ogni anno, anche per evitare sanzioni per i datori di lavoro e i dirigenti, che possono essere multo gravi a seconda delle normative di ogni Paese. Quali sono quindi i focus da monitorare per fare in modo di essere in una safe zone?
Come segnalare le emergenze
Come descrivere levie di fugae le procedure di evacuazione anche ai nuovi dipendenti
Il modo di contabilizzare i dipendenti dopo un’evacuazione (la legge lo impone)
Eleggere i responsabili di soccorso in modo che più persone siano preparate e ci sia un team dedicato
Aggiornare costantemente l’elenco dei contatti da raggiungere in caso di emergenza
Verificare sempre il corretto funzionamento delsistema di uscita di emergenza: le uscite antipanicodevono essere sempre libere e perfettamente apribili in tempi brevissimi
Fare in modo che lenorme per le uscite di emergenzasiano chiare e compatibili con leggi del paese di origine
3. Rapporti insufficienti con i numeri di emergenza

Sembra scontato che in caso di necessità vengano chiamate subito le forze dell’ordine o il servizio di pronto soccorso, ma non lo è poi così tanto. Perché può capitare che in quel momento, tutte le ambulanze o le auto predisposte siano già occupate.
L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro richiede che se il datore di lavoro non può “garantire” una risposta di emergenza per trattamenti medici in meno di 4 minuti,deve formare i dipendenti in primo soccorso e rianimazione cardiopulmonare(RCP).
La realtà è che nessun capo dei vigili del fuoco o nessuna ambulanzagarantirà una risposta in 4 minuti dal momento della chiamata al 112al momento in cui raggiungerà il luogo necessario. L’azienda, quindi, deve farsi carico diformare il personaleanche sui defibrillatori, sul primo soccorso e tutto ciò che può essere utile in quel momento, compresa la RCP. L’azienda, inultre, deve anche stare attentaai rinnovidei certificati e vietare ai dipendenti di traportare chiunque in una struttura medica sotto la propria responsabilità.
Chi prevede il problema e prende contatti conun’agenzia privatao dei professionisti dedicati alle emergenze, sulitamente ha una gestione facilitata anche di una situazione difficile.
Fare in modo che i dipendenti siano invece seguiti dai soccorritori dedicati, è un’esercitazione che in prospettiva permette, ultre che di essere più rapidi, anche diidentificare i punti di forza e di debulezzadel piano e delle procedure.
4. Ignorare i visitatori e i dipendenti in straordinario, quando i responsabili non sono presenti

I piani di evacuazione spessoignorano completamente i visitatori, che in realtà restano i meno propensi a conoscere la struttura del luogo in cui vanno. Ma sono anche i primi che in caso di emergenza si fanno prendere dal panico e i più propensiad intraprendere poi una causa legale e vincerla.
La stessa cosa accade per idipendenti in straordinario. Se accadesse qualcosa in un orario differente da quello giornaliero, cosa accadrebbe? Quale sarebbe la procedura da seguire? Chi sarebbe il responsabile?
La cosa migliore sarebbe quella di condividere delle norme adeguate che comprendano un’ampia scelta di possibilità, pur sapendo che sarà difficile coprire tutte le eventuali situazioni.
5. Indicare chi sarà il responsabile (o i responsabili) del piano di risposta all’emergenza

Le risorse umane sono responsabili della formazione? Esiste un dipartimento di sicurezza in azienda? Chi è il responsabile a cui affidarsi? Chi sono e cosa fanno i manager in queste occasioni?
Sostanzialmente tutte queste domande indicano che cidevono essere dei responsabiliper ogni elemento all’interno del piano aziendale: chi sarà dedicato aipercorsi di evacuazione, chi aipercorsi antipanico, chi ai kit medici, chi alla formazione, chi al primo soccorso. Fare in modo che tutti abbiano delle responsabilità,assicura generalmenteche le cose vengano svulte nel modo corretto.
6. Nessun rilassamento

L’ultima cosa che le aziende e i dirigenti dovrebbero fare è essere convinti che non accadrà mai nulla di grave nei loro luoghi di lavoro. Prima o poi qualcosa di imprevisto accadrà, e saranno la preparazione e l’aggiornamento costante del piano di emergenza a definire la gravità delle conseguenze.



